Chissà perché, la festa dell’Epifania(che tutte le feste le porta via) non è vista ultimamente molto bene. In questa data ha infatti termine il ciclo delle festività natalizie e con esse anche le vacanze ‘pluri–ponte’di chi ha studiato a fondo il calendario,così da mettere insieme un buon gruzzolo di giornate da dedicare ai viaggi, alle scivolate sulla neve o al semplice dolce far niente. La Befana è sempre stata oggetto, come ‘personaggio’ storico, di numerose attestazioni poetiche, in gran parte di estrazione popolare, ma anche per merito di autori famosi, quali ad esempio Giovanni Pascoli (quello della ‘Cavallina storna’)che ha scritto: ‘viene viene la Befana, vien dai monti a notte fonda. Come è stanca! La circonda neve, gelo e tramontana’, rime zuccherose criticate da Benedetto Croce che ha definito lo scrittore come un ‘piccolo-grande poeta’. A riprova della severità di giudizio del Croce, ecco alcune ‘strofette’ nate da chissà quali scrittori il cui ‘stile’ poco differisce da quello del poeta romagnolo: ‘la Befana è una vecchina, che discende dalla luna sulla scopa di saggina, non appena il cielo imbruna’. Oppure:‘la Befana a volte tarda, perché ormai è vecchia e sorda;ma a coloro che son buoni,lascia sempre tanti doni’. La Befana ha comunque una lunga storia da raccontare, che va a ritroso nel tempo.
L’origine del mito risale con tutta probabilità ad alcuni riti pagani risalenti al X-VI secolo a.C., riti collegabili ai cicli periodici della lavorazione della terra, un po’ dappertutto in Italia, quasi sicuramente a loro volta influenzati da precedenti manifestazioni rituali di cultura celtica. I Romani, sempre attenti a quello che succedeva loro attorno, interpretarono tali riti adattandoli al loro innovativo calendario, associandolo a figure femminili ‘volanti’– identificandole dapprima con Diana, la dea della caccia e della vegetazione e quindi con divinità minori: Sàtia, dea della ‘sazietà’ (quindi del ‘benessere’) e Abùndia, dea dell’abbondanza.Un’altra ipotesi ancora, collegherebbe la Befana con una festa della Roma antica che si svolgeva, sempre in inverno, in onore di Giano e Strenia (nome dal quale potrebbe derivare quello di ‘strenna’); era questa infatti un’occasione per scambiarsi dei doni. Anche alcune figure mitologiche tedesche prevedono la figura della Befana, i cui nomi locali sono Holda e Berchta; sempre personificazioni al femminile della stessa natura invernale. Dal IV secolo d.C., col diffondersi della cristianità, la Chiesa bolla come manifestazioni sataniche tutti i riti e le credenze pagane esistenti. Forse questo è uno dei motivi che potrebbero aver ‘alterato’ l’aspetto iconografico della Befana, a partire dal basso medioevo. Ecco allora la figura della vecchina tutto sommato ‘simpatica’ (perché portatrice di doni) ma non propriamente bella; anzi, piuttosto simile a una strega, per di più associata alla mitica scopa volante, guidata comunque al contrario, con le ramaglie davanti a sé.Conseguente è la tradizione, diffusa un po’ ovunque, di bruciare o segare a pezzi il ‘fantoccio’ di legno raffigurante la Befana, in occasione della festa che le è stata dedicata.
La tradizione vuole che la Befana porti dolci e piccoli regali ai bambini buoni e pezzetti di carbone a quelli cattivi. Il carbone richiama alla mente l’esito finale dei falò che bruciavano la strega; solo in seguito ha assunto il significato di ‘castigo’. Per la gratificazione dei bimbi buoni (ma anche i cattivi partecipano alla festa!) ecco una piccola scelta di dolci tradizionali che vengono preparati in Italia e in alcuni paesi stranieri. La focaccia della Befana è un dolce a lunga lievitazione tipico del Piemonte che all’interno dell’impasto contiene una moneta come portafortuna per chi la troverà. A Venezia hanno come dolce tipico la pinsa de la marantega: un pane dolce poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita. In dialetto veneziano ‘Marantega’ sta per Befana. Dal Veneto alla Toscana, dove troviamo i befanini: biscottini di pasta frolla coloratissimi e di forme diverse, aromatizzati al rum. Una breve passeggiata nelle Befane di altri paesi, per scoprire quali siano i dolci preferiti. Cominciamo con il roscòn de reyes (ciambella dei re) che in Spagna viene decorata con frutta candita. Segue la vasilopita, un dolce tradizionale della Grecia simile a un pan brioches arricchito dalla presenza di mandorle e semi di sesamo. Il dreikönigskuchen (dolce dei tre re) è in Svizzera il dolce della Befana: una torta molto particolare perché realizzata da tante diverse ‘palline’ assemblate. Infine, il dolce tradizionale preparato in Francia. È una galletta di pasta sfoglia ripiena di marmellata o frutta, che contiene una piccola fève (fava) in segno di fortuna, oggi sostituita da un regalino o da frutta secca.
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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