‘Guardare’ il verde, ma anche solo ‘parlarne’, fa bene alla vista, allo spirito e all’equilibrio delle persone che si sentono a proprio agio tra fiori e piante o amano discuterne con chi ha i medesimi orientamenti. L’Italia, oltre a possedere veri e propri ‘gioielli’ di pietra (antichi e moderni) primeggia anche nella raccolta di luoghi dedicati al ‘verde’, sparsi un po’ dappertutto nella penisola. La segnalazione di questa settimana d’autunno riguarda alcune meraviglie botaniche del Lazio, dopo quelle del Piemonte di qualche settimana fa. Sono tre le mete prescelte; va da sé che ve ne sono molte altre (a cominciare dalla Capitale) ugualmente interessanti. La prima ‘area verde’ è comunque celebre e non lontana da Roma. Una meraviglia assoluta.
Villa d’Este, Tivoli – Patrimonio Unesco e capolavoro del giardino all’italiana, Villa d’Este, con l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei manieristici e barocchi. Il giardino va inoltre considerato nel contesto paesaggistico, artistico e storico di Tivoli, con rovine quali Villa Adriana e un territorio di forre, caverne e cascate. Artefice prima di tanta bellezza il Cardinale Ippolito II d’Este, governatore di Tivoli dall’anno 1550, che ha voluto far rivivere in questo luogo i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fontainebleu, dando nuova vita alla magnifica Villa Adriana. Nel 1560 il pittore Pirro Ligorio progetta il piano di sistemazione dei giardini di Tivoli, che viene poi realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani; alla morte del Cardinale (1572) il sito era quasi compiutamente realizzato. Nel secolo successivo partecipa ai lavori anche il grande Gian Lorenzo Bernini e le sale del palazzo vengono decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano quali Muziano Agresti e Federico Zuccai. Dopo un lungo periodo di abbandono, spoliazioni e degrado, la villa è ora proprietà dello Stato italiano, che ha avviato un programma di restauri, tra i quali il ripristino delle Fontane dell’Organo e del Canto degli Uccelli.
San Liberato, Tenuta Sanminiatelli-Odescalchi, Bracciano – Quello di San Liberato è un vero e proprio parco botanico che racchiude specie del mondo intero, in una condivisione dello spazio tanto originale quanto spettacolare, opera del grande paesaggista Russel Page che vi ha posto mano nel 1964, su incarico del conte Donato Sanminiatelli e di sua moglie, Maria Odescalchi. Aceri canadesi, ciliegi giapponesi, liquidambar del nord America e parrotie persiche dell’Asia occidentale e del Caucaso, convivono con canfore, lidiodendri (detti ‘alberi dei tulipani’) e nysse che in autunno sembrano prendere fuoco. Una parte del giardino è dedicata alle piante acidofile; vi si possono ammirare camelie, rododendri, profumate Choysia ternata (arbusti che fioriscono in primavera) e bambù neri. San Liberato è una chiesa romanica di struggente bellezza, racchiusa in un bosco di castagni secolari e abbellita da un roseto. Il campanile dell’anno mille, contornato da un fico e un cipresso pluricentenari, non cela lo sguardo sulle acque azzurre del lago di Bracciano. Il visitatore è immerso in un universo segreto dai mille colori.
Giardino di Ninfa, Cisterna di Latina – Interessante la storia di questo giardino ‘speciale’. Ninfa è statauna piccola città, attiva tra la fine dell’VIII e del XIV secolo, rifugio nell’anno 1159 di Rolando Bandinelli, divenuto Papa col nome di Alessandro III. Il massimo fulgore di Ninfa coincide con l’anno 1297, quando Pietro Caetani, nipote di Bonifacio VIII, l’acquista dagli Annibaldi. La fortuna del luogo dura sino all’anno 1382, quando la tenuta, per contrasti di famiglia, viene distrutta e non più abitata. La rinascita di Ninfa è merito di Gelasio Caetani che nel 1920 dà avvio alla bonifica, restaura i ruderi e pone a dimora alcune specie botaniche sotto la guida della madre inglese, Ada Wilbraham. L’opera di Gelasio viene proseguita dal fratello Roffredo, da sua moglie e soprattutto dalla loro figlia Lelia Caetani Howard. Il giardino è dunque il frutto di cure amorose e di geniali interventi botanici che un microclima particolare ha esaltato. Sono migliaia le specie botaniche importate da ogni parte del mondo. Con la morte nel 1977, di Lelia Caetani, si estingue dopo oltre mille anni il casato. Per evitare la dispersione di un grande patrimonio naturale e culturale, l’ultima erede ha istituito la fondazione Roffredo Caetani alla quale sono state intestate tutte le proprietà, compresa la tenuta di Ninfa.
del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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