Venezia in un flash: ticket, navi e Mose

Battiato e Guccini, nelle loro canzoni, parlano di una Venezia che muore, con i palazzi “addossoalmare”. Una città che muore suscita tristezza ma se ci riferisce a Venezia la tristezza – che anche Charles Aznavour evocava (que c’est triste Venise…) – viene scalzata dalla rabbia universale (e non solo veneziana) per il persistere di molti, troppi problemi che i delicati equilibri cittadini (quelli naturali e quelli psicologici) mal sopportano.Va da sé che tutti gli innamorati di questa città unica al mondo avrebbero una personale soluzione da suggerire; ma i mali di Venezia sono molteplici e riassumibili – quelli più importanti e quindi più pericolosi degli altri – in un sintetico tris: turismo soffocante; laguna fragile per le grandi navi, città in pericolosa balia dell’acqua alta. Le buone intenzioni generalizzate, nel corso degli anni, si sono intrecciate e scontrate con gli interessi di parte, con le perniciose dispute politiche, con alcune scelte sbagliate e con la montante insoddisfazione verso tutto e tutti della cittadinanza che, di fronte ai progetti faraonici, alle realizzazioni parziali, alle cadute di stile (allegre gestioni finanziarie) si è via via chiusa a riccio arrivando persino a mostrarsi palesemente insofferente nei confronti del fenomeno turismo, che di Venezia è insieme fortuna e angoscia. Un brillante unico, la città, che rischia di sbriciolarsi per eccessivo calpestio.

 Il tris veneziano si apre con la novità Ticket, in aggiunta alla tassa di soggiorno già in vigore da anni. Chi pernotta in hotel, infatti, versa già 30 milioni l’anno con l’imposta di soggiorno. Se ne parla da tempo, ma è divenuto primario l’obiettivo di alleggerire la pressione del turismo e di conseguenza rendere la città più vivibile. Quello che è certo (anche se suona male) è che Venezia diverrà una città a pagamento, specie per i vacanzieri mordi e fuggi. Le autorità si sono premurate di far sapere che la nuova imposta riguarderà solo i turisti che scendono dalle navi, che arrivano con i treni, mentre non è ancora stato deciso come regolamentare quelli che arrivano con l’auto. È stato calcolato che il valore del ticket d’ingresso oscilla attorno ai 50 milioni di euro l’anno; sono circa 20 milioni all’anno i visitatori etichettati come giornalieri; escludendo da questa cifra circa la metà delle persone che arrivano a Venezia per studio o lavoro o per motivi professionali (tutte esenti ticket) si è arrivati alla cifra di 50 milioni considerando una tassa d’ingresso di 10 euro. Questa nuova imposta aiuterà l’amministrazione cittadina a far fronte alle molte spese per mantenere la città pulita e decorosa; il costo annuale dei rifiuti prodotti dai turisti si aggira sui 30 milioni all’anno, soldi che gravano sui veneziani. Non è stato ancora stabilito in che data la nuova disposizione entrerà in vigore; non per Carnevale, forse già per Pasqua. Ci vorrà un po’ di rodaggio; ma questa scelta appare giusta.

Secondo e terzo elemento del tris: le Navi e il Mose. I mostri sull’acqua che entrano in laguna (più alti di case e palazzi) sono uno spettacolo sconvolgente. L’opposizione all’ingresso in laguna delle navi da crociera si fa sempre più insistente e i pareri sono discordi, anche fra le autorità. C’è chi non vuole rinunciare all’apporto di denaro garantito dalla discesa a terra dei crocieristi (un milione e mezzo l’anno) sotto forma di lavoro per hotel (in parte) ristoranti, negozi. Ma c’è anche chi giudica l’invasione degli ingombranti navigli una vera iattura, apportatrice di traffico nel bacino, generatrice di moti ondosi di enorme pericolo per l’equilibrio sottomarino delle palificazioni quindi delle abitazioni; si fa sempre più strada l’ipotesi di far approdare le navi a Porto Marghera, evitando il bacino di San Marco. Sinceramente auspicabile questa soluzione. Anche perché molti a Venezia imputano al malgoverno degli ultimi decenni la colpa d’aver fatto dragare i canali d’accesso in laguna per favorire il traffico navale pesante, fatto che ha aumentato il fenomeno dell’acqua alta alla quale la costruzione del Mose avrebbe dovuto porre rimedio. Progetto faraonico, il Mose (è il terzo elemento del tris) costato finora quasi 5 miliardi e mezzo e soggetto nel 2014 a un inchiesta della magistratura per creazione di fondi neri, tangenti e false fatturazioni (34 arresti e 100 indagati eccellenti fra politici di primo piano e funzionari pubblici). Ormai mancano solamente le ultime 20 paratoie di San Niccolò delle 78 che formano le quattro barriere alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Ma occorrono circa 200 milioni per terminare i lavori e la gestione annuale verrà a costare altri 80-90 milioni. Ma il Mose va terminato, perché è chiaro che Venezia soffre non poco per i ricorrenti fenomeni di acqua alta.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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