La Torino Sabauda di Lev Nikolàevič Tolstòj

Nel 1853, quello che sarebbe diventato uno dei più celebri scrittori d’ogni tempo, appena venticinquenne, si arruola volontario per partecipare alla Guerra di Crimea (1853-1856), guerra che i russi avrebbero perso contro una coalizione militare tra francesi, inglesi, turchi dell’Impero Ottomano e piemontesi del Regno di Sardegna.

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Yasnaya Polyana, l’ex casa di Lev Tolstoj oggi museo dedicato allo scrittore russo ©Shutterstock

Una guerra d’altri tempi

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Un dipinto raffigurante Lev Tolstoj

Nel settembre dell’anno 1855 si svolgono le ultime, concitate fasi dell’assedio a Sebastopoli e Lev Nikolàevič Tolstòj ha modo di incrociare i propri destini con gli italiani del Piemonte che avrebbe in seguito rivisto e frequentato nei suoi viaggi italiani.

Lì, in Crimea, sotto i colpi delle granate, prenderà corpo la vocazione pacifista dello scrittore, insieme all’embrione del suo famoso romanzo Guerra e Pace, come celebrazione dell’anima russa più vera e profonda, quella popolare.

Va detto inoltre che il desiderio primo dei viaggi europei dell’aristocratico Tolstoj era quello di capire e confrontare l’arretratezza russa rispetto ai paesi occidentali; non solo, ma trovare altresì una ragione logica perché nazioni come la Gran Bretagna, la Francia e il Regno di Sardegna si fossero alleate con un decadente Impero Ottomano nella guerra contro l’Impero Zarista; lo scrittore avrebbe alla fine compreso che le alleanze, magari un po’ forzate se non addirittura opportunistiche, avevano lo scopo di contrastare le mire espansionistiche dello Zar nell’area mediterranea.

Dalla Francia a Torino e in Piemonte

Nel 1857 Tolstoj è in Francia e il seguito del suo viaggio sarà una porzione d’Italia che allora era autonoma e sovrana: vale a dire il Regno di Sardegna, costituito dal Piemonte e dalla grande isola del Tirreno; compie il viaggio in diligenza accompagnato dall’amico Vladimir Botkin, ma poco dopo Lanslebourg – da perfetto esploratore di luoghi e anime – supera il confine a piedi attraversando il passo del Moncenisio, per poi riprendere lo stesso mezzo che lo condurrà a Torino.

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Un disegno raffigurante l’Ingresso del Re Vittorio Emanuele a Palazzo Madama, a Torino, per l’apertura del Parlamento Italiano. Parigi, 1860 ©Shutterstock

Tolstoj aveva l’abitudine di redigere un diario nel quale trascriveva, quasi giornalmente, avvenimenti, persone, pensieri; questo è un frammento del suo diario da “turista” redatto il 16 giugno del 1857: “Mi sono svegliato presto, ho fatto il bagno, ho fatto una corsa all’Atheneum…” (così Tolstoj chiama l’Università nella quale rimane colpito dalla vita, giovane e forte, degli studenti); quindi aggiunge: … siamo andati con Vladimir Botkin a Chivasso in diligenza e quindi siamo stati in un caffè nei pressi di Ivrea; dappertutto si può vivere, e bene”, è la sua conclusione sulla realtà piemontese.

Le sue impressioni di viaggio continueranno nel tempo, attraverso i vari paesi d’Europa e in Italia, nella quale tornerà nel 1860. I diari di Tolstoj sono ricchi di piccoli particolari, di minuzie, ma contengono anche profondi spunti introspettivi che fungeranno quasi da tessuto introduttivo alle grandi opere che avrebbe scritto negli anni a seguire.

La Torino visitata da Tolstoj è una capitale sabauda in pieno fermento risorgimentale, città nella quale risiedono il re Vittorio Emanuele II e il grande stratega e politico Camillo Benso, conte di Cavour. Un ambiente, questo, molto diverso dalla campagna russa di Jasnaia Poljana in cui lo scrittore era cresciuto e nella quale sarebbe tornato a vivere.

La Torino dell’arte e della politica

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Il Museo Egizio di Torino ©Shutterstock

Lo scrittore russo rimane piacevolmente sorpreso e coinvolto dalla frizzante aria intellettuale che respira sotto i portici di via Po. Visita due musei torinesi: il Museo delle Armi (l’Armeria Reale) aperta da Carlo Alberto venti anni prima della sua venuta nella capitale del Regno e il Museo delle Statue, cioè quello Egizio, inaugurato da re Carlo Felice; rimane naturalmente impressionato dall’imponenza dello statuario.

Quindi aggiunge: “…abbiamo pranzato tutti insieme magnificamente; poi siamo andati a passeggiare e li ho trascinati tutti in un bordello e me ne andai via a un concerto, a udire le sorelle Ferni: la migliore società del regno sardo; piacevolmente chiacchierai con l’amico Družinin e mi coricai tardi”.

Tolstoj è molto attratto dal mondo politico sabaudo; cerca di capire idee e programmi e istintivamente li traspone nella realtà russa, dopo la disfatta di Crimea.

Partecipa quindi a una sessione del Parlamento piemontese, l’unico allora attivo e legiferante in Italia, ascoltando con interesse l’intervento di Camillo Cavour in risposta ad alcune interpellanze sulla guerra di Crimea. Tolstoj incontrerà poi lo statista piemontese nel corso del suo secondo viaggio in Italia, sulle orme del Grand Tour.

Senza alcun dubbio il romanziere russo deve aver serbato negli anni un piacevole ricordo della sua esperienza di viaggio nel regno sabaudo; così descrive nei suoi diari le atmosfere piemontesi: “Aria pura e rarefatta, suoni chiari sui monti, ragazzo canta, discesa. Aromi, odori di segala e melissa, canto di cuculo sui monti”.

Una vita lunga (1828-1910) e intensa, quella di Lev Tolstoj. Oltre a produrre gli immortali capolavori che tutti conoscono (Guerra e Pace, Anna Karenina) è stato autore di numerosi scritti di filosofia e pedagogia; non considerando secondario il fatto di aver dato vita a ben tredici figli, più un altro illegittimo. Un genio prolifico in tutti i sensi!

Libertas Dicendi n°357 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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