
…settembre, andiamo, è tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori, lascian gli stazzi e vanno verso il mare. All’epoca del poeta di Pescara, era una semplice transumanza alla rovescia. Settembre e fine anno vedranno una nuova transumanza; come sarà, tra le diverse possibili? Per esempio: dall’immobilismo al dinamismo; dai ripetuti annunci e propositi di cambiamento alla conservazione tetragona di una politica mirata a lasciare le cose come stanno. Aiuti concreti a chi è rimasto bloccato dalla pandemia o fumosi piani d’investimento che non si concretizzano. Chissà!
In luglio e agosto ho proposto viaggi attraverso i numerosi e personali tasselli che li hanno contraddistinti: episodi, persone, situazioni. A partire da oggi venerdì 4 (qui il piccolo cambiamento), affronterò quattro differenti argomenti di pressante attualità. Quello odierno vuole riflettere sulla necessità nazionale di cambiare registro, dando una scossa all’economia, al lavoro. Venerdì 11 sarà la volta del Covid e della Scuola, cui seguiranno, venerdì 18, alcune considerazioni sul Voto di domenica 20 e lunedì 21. Per completare Settembre, venerdì 25 tornerò a discettare (con ironia spregiativa come denuncia il verbo) sulle ricorrenze comprese in un calendario affollato e bislacco: 26 settembre, giornata Europea delle Lingue e insieme per l’eliminazione totale delle Armi Nucleari. Il giorno dopo (27) giornata dedicata al Turismo, occupazione primaria della mia vita di lavoro giornalistico e oggi uno degli ammalati cronici non di Covid ma per colpa del Covid.
Lo spunto per riflettere sul settembre turbolento che tutti paventiamo, mi viene dalle parole pacate, ragionate, illuminanti e convincenti di Mario Draghi, Presidente della Banca Europea che ha lasciato in mani femminili (Christine Lagarde) e augurabile personaggio centrale della prossima vita italiana: sia essa istituzionale che politica. A seconda delle circostanze e degli interessi di parte, Draghi è una di quelle persone di spicco alle quali molti “tirano la giacca”. Chi non vorrebbe dalla propria parte un uomo che ha dato ampia prova di capacità, coraggio ed equilibrio nell’assunzione delle proprie responsabilità? Naturalmente sarebbe sciocco pensare che tutti la pensino nel mio stesso modo, anche se è probabile che la maggioranza degli italiani veda oggi in Draghi una reale risorsa umana per l’immediato futuro. Poi, fatto eventualmente qualcosa di buono (oh, se ne abbiamo bisogno!) finirà anche lui per cadere nel capiente calderone degli odiatori di professione per i quali sono tutti incapaci, corrotti, colpevoli a prescindere. Economia e Lavoro: questi sono i capisaldi iniziali di Mario Draghi, indicati con forza ed eleganza nell’intervento di Rimini, la cui sintesi è un terribile monito: privare i giovani del futuro è una delle più grandi forme di disuguaglianza che si possano creare. Frase fine a sé stessa, questa? Nemmeno per sogno. Il Draghi -pensiero è molto articolato, in proposito. Basta rifletterci.
Questi i concetti espressi e le parole impiegate. 1) Draghi non è venuto a Rimini per impartire una lezione di politica economica, ma per lanciare un messaggio di natura etica; etica che facilmente scivola nella polietica coniata da Paolo Maurensig: l’esigenza cioè di rispettare la scala dei valori anteponendo gli interessi generali. 2) Il regime assistenziale messo in atto dall’attuale Governo è sbagliato, se protratto nel tempo; i sussidi servono per ripartire, ma prima o poi finiranno. 3) Chiaro che prolungandoli per mantenere (più che allargare) il consenso popolare, si crea quello che Draghi indica come debito cattivo; ovvero: spesa corrente elargita senza visione; molto meglio, anzi, indispensabile, privilegiare il debito buono, per mezzo di investimenti mirati: istruzione, formazione, piano nazionale per la realizzazione di strutture e servizi, riduzione decisa degli impedimenti burocratici e quindi degli sprechi. 4) Europa (e qui Draghi parla a ragion veduta). Al termine di decenni di attività comunitaria che hanno visto nelle decisioni europee il prevalere della volontà dei governi, la Commissione Europea è oggi tornata al centro dell’azione. Draghi si spinge oltre: l’emissione di debito comune, che coinvolgerà i diversi Paesi europei, potrà diventare il principio di un disegno per un Ministero del Tesoro Europeo. 5) Per evitare che il debito pubblico italiano – che a gennaio 2020 ammonta a 2.443 miliardi Euro (significa che ognuno di noi ha un debito di oltre 60.000 Euro) – finisca per essere pagato da chi oggi è giovane, occorrono immediate e ingenti risorse finanziarie da impiegare per la loro istruzione e formazione professionale. Questa la conclusione cui è giunto Mario Draghi a Rimini.
Libertas Dicendi n°276 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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