Ghiacciai, come la neve al sole

Sappiamo che la progressiva scomparsa dei ghiacciai con l’aumento delle temperature è una prospettiva non proprio piacevole che prima o poi si verificherà.

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@Shutterstock

È un fenomeno naturale e negativo previsto in aumento per il prossimo ventennio; al punto che, dicono gli esperti, fra cinquanta, cento anni, i ghiacciai saranno in gran parte scomparsi. L’unico rimedio possibile? Darsi da fare per ridurre drasticamente (sino a fermarlo) il riscaldamento globale.

Problemi a macchia di leopardo

Il riscaldamento, a detta di chi studia l’argomento, non è uniforme. Si presenta più aggressivo nelle regioni polari e in modo particolare nell’Artico, così come nelle aree montane dell’Europa centrale (Alpi più di altre catene montuose) nelle quali l’aumento della temperatura è il doppio della media mondiale.

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Anche l’Aletsch, il ghiacciaio più grande delle Alpi, ha perso parte della sua gigantesca massa ghiacciata @Ivan Burroni

L’Artico si sta riscaldando più rapidamente a causa dell’effetto di amplificazione polare e del cosiddetto effetto albedo (bianchezza): più fa caldo, meno si hanno superfici ricoperte di neve o ghiaccio che a loro volta riflettono la radiazione solare, ciò che accelera il riscaldamento.

Problemi che un tempo non si ponevano, ai quali vanno aggiunte le consuetudini di vita della società moderna, abituata ad elevati standard di vita nelle condizioni climatiche attuali e che potrebbe trovarsi impreparata e soccombente in caso di cambiamenti naturali repentini e drammatici.

Lo scioglimento dei ghiacci può avere ripercussioni anche a livelli locali in varie zone del pianeta: per esempio per quanto concerne la produzione idroelettrica; ma se prendiamo in esame le vaste regioni polari, l’effetto più drammatico e pericoloso è l’innalzamento del livello dei mari.

La parola a un esperto per vocazione

Hans Oerlemans, Univ. di Utrecht
Hans Oerlemans, @Università di Utrecht

Il climatologo di fama mondiale è il 72 enne Johannes “Hans” Oerlemans che, essendo olandese, ha grande esperienza di mari e di acque in movimento. Oerlemans l’anno scorso è risultato tra i vincitori del Premio Internazionale Balzan per il suo lavoro di ricerca sui ghiacciai e sulle calotte polari.

All’inizio della sua prestigiosa carriera scientifica, Oerlemans si è occupato soprattutto di simulazioni informatiche sull’evoluzione dei ghiacciai, anche perché non erano molte le conoscenze su ciò che succedeva sulle loro superfici.

L’installazione di stazioni meteorologiche permanenti sui ghiacciai, hanno consentito di studiare le interazioni tra clima e ghiacciaio; le più importanti stazioni d’osservazione sono attualmente presenti in Islanda, Groenlandia, Austria e Svizzera.

Ghiacciai in cura

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Il ghiacciaio della Marmolada sulle Dolomiti è uno dei ghiacciai che più stanno soffrendo il cambiamento climatico @Lucio Rossi

In prossimità della superficie di un ghiacciaio, dice lo studioso olandese, le condizioni meteorologiche sono diverse – talvolta in maniera anche sensibile – rispetto a quelle dell’ambiente circostante; sul ghiacciaio c’è sempre vento e l’aria si sposta sempre verso il basso; questo determina un impatto negativo sul processo di scioglimento dei ghiacci.

In singoli casi è tuttavia possibile intervenire ricoprendo determinate zone con dei teli, anche se non sono molto ecologici e possono interagire negativamente con il movimento naturale dei ghiacciai.

Da qui, alcuni esperimenti compiuti con risultati in buona sostanza favorevoli: è stato protetto il fronte del ghiacciaio, ovvero la zona di fusione, con neve artificiale; in questo caso l’acqua non viene pompata e si risparmia elettricità; viene impiegata l’acqua in discioglimento che si accumula in laghetti in quota che a sua volta, grazie al dislivello tra lago e fronte del ghiacciaio, arriva a destinazione con  sufficiente pressione naturale.

Acque da disgelo

La gente ritiene che dove c’è neve e ghiaccio (sui monti, nelle aree verso i poli) vi sia abbondanza d’acqua, ciò che ha fatto ritenere da sempre al genere umano che queste fossero riserve idriche inesauribili. Lo studioso olandese ricorda ad ogni modo che la maggior parte delle risorse idriche dei monti himalayani, per esempio, derivano dallo scioglimento delle nevi, non dei ghiacciai.

Per le piccole comunità locali che per le loro necessità dipendono direttamente dall’acqua di disgelo, la soluzione più appropriata potrebbe essere la creazione delle cosiddette “stupe” di ghiaccio, inventate nella regione indiana del Ladakh. L’idea è dunque quella di usare l’acqua di disgelo che scende dalle montagne, anche in inverno, e di conservarla in piramidi di ghiaccio alte fino a una cinquantina di metri.

Quando queste piccole piramidi o coni iniziano a sciogliersi all’inizio dell’estate, forniscono milioni di litri di acqua che possono servire per irrigare piccole piantagioni. Si tratta di una soluzione tecnicamente molto semplice, con un impatto ambientale decisamente ridotto rispetto, ad esempio, la creazione di un lago artificiale. Ma ovviamente, non è un’opzione per gli insediamenti umani più numerosi.

Ottimisti con giudizio

La Terra, conclude Hans Oerlemans, è vecchia di quattro miliardi e cinquecento milioni di anni e per la maggior parte del tempo è stata priva di ghiacciai. I periodi durante i quali la crosta terrestre ha avuto ghiacciai sono relativamente brevi e noi stiamo attraversando uno di questi periodi.

Nel tempo, ci sono sempre state fluttuazioni verso una condizione climatica e l’altra ma oggi, quello che fa la differenza, è la diversa velocità con la quale i ghiacciai si stanno ritirando.

L’unico modo per uscire da questa pericolosa spira negativa è di ridurre le emissioni di CO2 e attenuare il più possibile il riscaldamento climatico. Ma va ricordato infine che i ghiacciai rispondono lentamente ai cambiamenti; anche nel caso in cui riuscissimo a risolvere la crisi climatica del “famoso” riscaldamento globale, i ghiacciai continuerebbero a ritirarsi ancora per alcuni decenni.

Libertas Dicendi n°389 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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