Tra l’est e l’ovest

“Mi trovavo a metà strada attraverso l’America, alla linea divisoria fra l’est della mia giovinezza e l’ovest del mio futuro”. Penso che questa frase di Jack Kerouak tratta dal suo più celebre romanzo ,“On the Road”, rappresenti in pieno lo spirito e i sentimenti provati in quel periodo passato attraversando gli Stati Uniti in lungo e in largo a bordo dei pullman di linea  della Greyhound. Era l’estate del 2000. Approfittando della mia allora poco fruttifera carriera di “disegnatore libero professionista fresco di diploma”, o forse della mia poca voglia di entrare seriamente nel mondo del lavoro,  decisi di partire assieme ad un amico alla volta degli Stati Uniti, un sogno comune che decidemmo di realizzare nel più economico ed affascinante dei modi. Viaggiando in pullman, dormendo in ostelli e campeggi e mangiando un po’ dove capitava. Questa nostra formula “low budget” ci permise di stare in giro un mese e mezzo, partendo da New York il 16 maggio per arrivare  a Los Angeles per fine giugno, passando dal Canada e dal Messico. La “Grande Mela” è l’unica eccezione al nostro programma spartano. Ci concediamo una lussuosa camera in un piccolo albergo a Manhattan, stanza che a malapena ha lo spazio per contenere i due lettini, ma che ha il vantaggio di essere a due passi da Central Park, dalla 5th Avenue e dalla metropolitana. I due giorni passati a New York ci riservano il più turistico dei giri. La Statua della Libertà, Ellis Island, i grattacieli più famosi, Time square…Ma è già tempo di ripartire e di iniziare a sfruttare finalmente l’”abbonamento aperto” fatto con Greyhound. Ovvero paghi un fisso e in un mese di tempo viaggi su  tutti i pullman che riesci a prendere, come nelle più classiche delle offerte americane. Un “All you can eat” in miglia! E allora in viaggio, subito verso il Canada, dove ci aspettano le Niagara Falls, il primo dei tanti spettacoli mozzafiato che nei giorni a venire ci avrebbero tolto il respiro in parecchie occasioni. Il rumore delle cascate è assordante, la “Maid of the Mist” il battello che ti porta fin sotto al salto d’acqua è zeppo di turisti in rigorosa mantellina blu (compresa ovviamente nel biglietto dell’escursione), che poco protegge dagli schizzi d’acqua e dal freddo pungente. Ma anche qui non abbiamo neanche il tempo di ambientarci. Due notti appena in uno splendido ostello di fine ‘800 e siamo di nuovo a bordo, alla volta di Nashville. Il viaggio è interminabile, scegliamo di farlo di notte e questo ci permette di risparmiare una notte di ostello. Sveglia nel caldo soffocante del Tennessee. Ci tuffiamo nella capitale del blues e ci spostiamo poi a Memphis, dove è d’obbligo una visita a Graceland, la casa museo di Elvis Presley, ed ai “Sun Studio”, dove il re del rock incise il suo primo pezzo. Di nuovo a bordo del levriero di metallo, diretti ancora a sud. New Orleans, la New Orleans prima di Katrina, la città dove tutte le notti è carnevale. E infatti, complice la compagnia trovata in ostello e la miriade di locali aperti tutta la notte il nostro soggiorno in Louisiana si prolunga di un paio di notti. Ricordo che appena arrivati ci stupimmo di come la gente fosse ancora buttata a letto vestita a dormire nonostante fosse abbondantemente passata l’ora di pranzo. In effetti ci basto’ una serata passata nelle vie del quartiere francese per capire perfettamente il perchè. E’ con un po’ di tristezza nel cuore che ributtiamo gli zaini nel bagagliaio e salutiamo gli amici dell’ostello. Houston e lo Space Center della Nasa ci aspettano e vedere quei bestioni puntati dritti verso il cielo, pronti per volare nello spazio è un altro di quegli spettacoli da pelle d’oca. Ma ecco che più veloci dello Space Shuttle arriviamo a El Paso, un autentico forno al confine con il Messico. Da qui passiamo la frontiera  per finire a Ciudad Juárez, un posto tristemente noto per essere la “città più pericolosa del mondo”. Nonostante venga a sapere del triste primato solo successivamente al mio viaggio, la nostra permanenza in Messico si limita ad un solo giorno. Una sorta di “sesto senso del viaggiatore” ci consiglia di tornare subito in terra a stelle e strisce. Veniamo quindi a sapere dell’esistenza di un paesino del New Mexico chiamato “Truth or Consequence”, in onore dell’omonima  trasmissione radiofonica della NBC. Qui siamo ospiti di un ostello fatto di roulotte parcheggiate praticamente in mezzo al deserto, dove l’attrazione principale è costituita dalla presenza di una fonte termale che per due volte al giorno riempie dei vasconi di pietra dove è possibile fare un ottimo bagno caldo. Da qui ripartiamo grazie ad un passaggio che un compagno di stanza ci da con il suo pick up vecchio e scassato. Destinazione Santa Fe. Non prima di esserci fermati a White Sands, uno splendido deserto di sabbie bianche che per qualche ora ci regala l’illusione di essere a passeggio sulla luna. Santa Fe è splendida nei suoi colori pastello e nei decori delle tribù indiane, un paradiso New Age nel cuore del New Mexico.

Il viaggio prosegue verso Durango, tappa di passaggio nel Colorado che ci permette di visitare Mesa

Verde, uno splendido insediamento  delle antiche popolazioni native. I resti delle abitazioni sono scavati nella roccia, su bordi di strapiombi profondi e bellissimi. Il nostro viaggio prosegue, avvicinandoci  sempre di più  alle bellezze che hanno reso, a mio parere, l’Ovest americano uno dei posti più belli del mondo. Maciniamo quindi centinaia di miglia tra la Monument Valley e il Grand Canyon. Sono state scritte milioni di parole su questi postie scattate migliaia di foto.

Sono sicuro pero’ del fatto che non esistano parole o immagini che riescano a rendere l’idea della bellezza e della vastità di questi posti. L’unica cosa che mi sento di dire è che posti del genere, almeno una volta nella vita, vanno assolutamente visti. L’ultimo stato che ci accoglie è la California, lasciamo la natura selvaggia e  torniamo a girare per le città, fermandoci a San Francisco, San Diego ed infine a Los Angeles, dove, dopo un infinità di scali, un volo ci avrebbe riportati a casa. Il nostro viaggio era finito. Un viaggio fatto non solo di miglia, di fotografie, di amici conosciuti e lasciati nel giro di pochi giorni. Nell’estate del 2000 mi sono trovato realmente a metà strada tra la mia giovinezza, gli anni dello studio e degli svaghi, e il mio futuro,  quello che chiamano “l’età adulta”, il momento di diventare uomini e cominciare a costruire la propria vita. E miglia dopo miglia ho sentito nascere dentro me la voglia di farcela, di mettercela tutta e di passare  finalmente all’ovest della mia vita.

Testo e Foto di: Lele Lutteri

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