Il medico di Van Gogh

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Sono passati diversi anni da quando ci sono stato e l’ho incontrata, ma la palazzina bianca, contrassegnata dal numero 6 in rue Anatole France, ad Arles, non ospita più madame Pauline Rey Mourad, una donna che per gli oltre novant’anni della sua esistenza ha rappresentato un vero e proprio frammento vivente di storia dell’arte. Una favola, quella di Pauline, raccontata mille e mille volte a chi veniva per sapere come fosse accaduto che Vincent Van Gogh avesse ritratto proprio suo padre. ‘…Fèlix Rey era un giovane laureando in medicina che faceva pratica all’ospedale Hȏtel Dieu della nostra città. Fu una delle poche persone che nutrirono per Vincent Van Gogh dei sentimenti di amicizia e umanità. Il pittore venne ricoverato in ospedale il 24 dicembre del 1888 e ne fu dimesso il 7 gennaio dell’anno successivo. Una degenza breve, dunque. Van Gogh stava attraversando uno dei peggiori periodi della propria travagliata esistenza. Nella famosa Casa Gialla di Place Lamartine, che oggi non esiste più, si era tagliato parte del lobo dell’orecchio destro, con lo stesso rasoio col quale aveva inseguito Gauguin, la notte prima, per le vie della città…’.

 Con toni pacati e dolci, Pauline aveva inoltre ricordato come suo padre si fosse preso cura dell’artista, consentendogli di uscire di giorno per dipingere, ma imponendogli di trascorrere la notte in ospedale, più che altro per impedirgli di bere. Anche dopo che venne dimesso, divenutone amico, ne curò le frequenti crisi caratterizzate da febbri altissime e da attacchi d’epilessia, fino al mese di marzo del 1889, poco prima che il pittore lasciasse per sempre Arles. Dalla casa di Madame Rey, giusto all’imbocco del ponte in ferro che collega il centro della città con il quartiere di Trinquetaille, si domina la grande ansa del Rodano che scende da Avignone, Lione e, più su ancora, dal lago Lemano e dalle alpi del Vallese svizzero. Un fiume importante e carico di storia, il Rodano. Oltre il ramo principale e oltre quello del piccolo Rodano, è già Camargue, regione dal nome fascinoso. Negli stagni salmastri della zona, dipinti innumerevoli volte dal pittore olandese, tori e cavalli si muovono liberi e felici, dividendo spazi e percorsi con migliaia di uccelli, fra i quali primeggiano, per grazia e bellezza, i delicatissimi fenicotteri rosa.

Il pensiero torna per un attimo al viso arguto di Pauline Rey e al suo vestito color fucsia. E di quel quadro che, in fondo, nemmeno il medico apprezzava molto perché era ‘strano’, un po’ fuori dai canoni pittorici del tempo, che avvenne? ‘…Lo diede a sua madre che l’utilizzò, con quel brutto ceffo dipinto, per chiudere un pollaio che aveva la rete della stia danneggiata e anche per intimorire i possibili ladri di polli!’. Il ritratto del medico di Arles, che Van Gogh gli aveva fatto per gratitudine, venne ‘scoperto e salvato’ nel 1895 da Ambrois Vollard; riuscì, con non poche resistenze della madre di Fèlix, a barattarlo con un dipinto della marina di Cassis che Pauline conservava nella sua casa di Arles. Monsieur Vollard, a sua volta pittore, amava questo modo di dipingere un po’ nuovo, un po’ strano, così colorato. Non a caso lo stesso Van Gogh annotava: ‘…nel Midì i sensi si esaltano, la mano diviene più agile, gli olii più vivi, il cervello più lucido’.

Nel 1901 il mercante russo Ivan Morozov divenne proprietario del ritratto, pagandolo 350 franchi. Dalla sua collezione, il quadro passò successivamente al Museo Puškin di Mosca dove tutt’oggi si trova. Inutile aggiungere che, per la fama planetaria che avvolge la figura dello sfortunato Van Gogh, il dipinto è una delle maggiori attrazioni del museo.

del ‘Columnist’ Federico Formignani | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com