Ricordo di Piero Mazzarella

piero-mazzarellaIl 25 Ottobre del 2013 ero in India orientale, tra i monti dell’Himalaya, a due passi dal Bhutan, dalla Cina. Lo stesso giorno, a Milano, moriva Piero Mazzarella, attore molto amato dai milanesi. E da me.

Sono passati tre anni; molti ‘silenzi’ ufficiali hanno allontanato quella data e io ho avuto il tempo di sedimentare l’inaspettata brutta notizia della sua scomparsa (un bravo attore dovrebbe essere eterno, per confortare con la sua arte le generazioni a venire) e pensare al significato (rivisitato) di un’amicizia come la nostra. Ho conosciuto Piero negli anni del suo ‘decollo’ artistico, quando era da poco entrato negli ‘anta’ e la nostra frequentazione aveva partorito un libro (Conosciamo Piero Mazzarella, Ceschina, 1970). Poi è passato il tempo e ci siamo persi di vista: lui sempre visibile, con il suo lavoro e i resoconti che lo testimoniavano; io col mio lavoro che, diversi lustri dopo, non si occupava più di dialetti, teatro e della vita artistica milanese. Negli ultimi anni – quando affrontava con ironica amarezza le sue infermità e i suoi disagi materiali – ci siamo incontrati più volte a casa sua, parlando di attualità e di ricordi. Uno dei più recenti era l’interpretazione di ‘Vecchia Europa’ al Piccolo Teatro e la conseguente pubblicazione (2002) dell’elegante fascicolo Piero Mazzarella, la voce delle nebbie’, che riportava ampli stralci del ‘nostro’ libro di tanti anni addietro. E abbiamo riso al pensiero di una ‘biografia’ scritta allora per un uomo di poco più di 40 anni; quante cose avrebbero potuto essere aggiunte, ora che gli ‘anta’ erano raddoppiati! Unico inconveniente, non avremmo avuto personaggi di spessore (teatrale) come quelli intervistati per il libro del 1970.

Te li voglio ricordare in parte ora, caro Piero. Brevi flash di parole spese con sincerità, affetto, ammirazione, addirittura ‘meraviglia’ per quello che sapevi proporre sulla scena, da chi ti ha conosciuto, frequentato, apprezzato. Tuo fratello Rino, in arte Silveri, attore e regista: ‘Piero è un super. Ha in sé le immense doti che solo i grandi hanno. Ha la capacità di agire in scena con perfetta padronanza dei movimenti, delle parole, dei gesti, delle pause’. Due commediografi del teatro in dialetto: Ciro Fontana e Carlo Maria Pensa. Il primo non aveva dubbi: ‘…Piero, con la sua arte umanissima e incisiva, ti convince che quella parola scritta non lo è stata mai, ma nasce spontanea sul momento dalla voce che la pronuncia e dall’espressione mimica che l’accompagna’, mentre l’altro sosteneva che ‘Mazzarella non scrive le commedie che recita; meglio, non le scrive a tavolino, le ‘scrive’ in palcoscenico. So che smentisce, so che giura di rispettare i testi con filologica pertinacia; ma so anche che in questo e soltanto in questo, è bugiardo. E ha ragione lui, intendiamoci, perché è lui, ora, il teatro milanese’. Sei riuscito ad emozionare tanti protagonisti del tuo mondo e le parole di Mario Soldati lo confermano: ‘la secchezza, la brevità, l’economia dei gesti e delle intonazioni, la rapidità, l’anticipo dei ritmi, e quell’ellissi che è propria di tutte le recitazioni dialettali, tutto questo patrimonio antico Mazzarella lo mette a profitto di una nuova visione della vita, più dura, più intelligente, più spietata, più drammatica’.

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Infine gli attori che, come te, animavano i teatri dell’epoca. Gioioso Gino Bramieri, la cui attività si svolgeva tra battute, coreografie e gambe di belle donne: ‘Piero mi è simpatico. E’ un tipo poco complimentoso. Ma simpatico. Mazzarella è cuore e umanità, ed è per questo che è amato dai milanesi’. Criptica e insieme spontanea la grande Paola Borboni: ‘credevo di aver a che fare con un semplice attore dialettale; si tratta invece di un artista vero. La sua ricchezza scenica forse è tanta che può recitare anche con degli attori molto semplici’. Decisivo il giudizio di un vero ‘monumento’ del teatro italiano, Eduardo De Filippo: ‘L’arte, la vera arte, parla tutte le lingue e tutti i dialetti del mondo. Piero Mazzarella ha dimostrato di avere coraggio da vendere nell’affrontare un’avventura nuova, contando solo sulle proprie forze e su quelle di chi più gli è vicino. Va poi detto che è attore bravo e misurato’. Misurato? Non si direbbe, rileggendo quello che mi avevi detto, all’inizio dei tuoi ‘anta’: ‘possiedo una grinta e una cattiveria che mi darebbero il pieno diritto di venire seppellito ‘fuori porta’ quando non ci sarò più; come usava ai bei tempi andati per i ‘guitti’. Ed è così che ti voglio ricordare, Piero. Tienimi un posto in prima fila, per quando ci rivedremo.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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