Cartografia: dalle Mappe al GPS

La storia della cartografia, ossia dell’arte di ‘scrivere le carte’, è uno dei capitoli più affascinanti dell’evoluzione culturale dei popoli e ne documenta fedelmente esigenze e aspirazioni. La trasposizione grafica dello spazio, che costituisce l’essenza della carta geografica, è determinata dalla cultura e dalla visione della realtà che guidano il cartografo. Nell’impostare il disegno, egli trasfonde nella carta l’insieme delle conoscenze desunte da altri (studiosi o viaggiatori) o frutto di sue esperienze dirette (viaggi e misurazioni). In molte carte elaborate presso le tribù indiane del Nord America prima dell’arrivo degli Europei, erano riportati con estrema precisione tutti i fiumi, i laghi e i monti della regione in cui vivevano, con l’indicazione dei toponimi. Tali mappe erano fatte in modo da essere arrotolate per renderne agevole il trasporto e la consultazione. In altre zone della terra i sistemi di rilevazione erano differenti. I primi reperti cartografici noti sono quelli delle civiltà mesopotamiche (Babilonia, Ninive). Essi riguardano l’assetto del territorio in relazione alla disponibilità di acqua, in quanto queste civiltà traevano sostentamento dall’agricoltura. Al contrario, i prodotti cartografici egizi sono quasi esclusivamente rivolti alla stesura di mappe catastali, piante di edifici, palazzi e templi. Unica eccezione, un papiro della XX dinastia (XII secolo a.C.) conservato al Museo Egizio di Torino, che riproduce una parte della Nubia nella quale si trovava un giacimento d’oro.

Nel periodo storico di Greci e Romani, la cartografia è al servizio di specifiche esigenze. Quella greca si sviluppa con un intento essenzialmente pratico: conoscere nuove terre da colonizzare, porta infatti alla produzione dei períploi, carte ricche di informazioni utili per navigare. Lo stesso Omero viene considerato il primo cartografo greco. Sia nell’Iliade sia nell’Odissea si trovano particolari che presuppongono l’esistenza di carte geografiche. Per esempio la descrizione dello ‘Scudo di Achille’ è la trasposizione letteraria di un disegno cartografico: al centro è rappresentato l’Universo celeste, con il Sole, la Luna e le principali costellazioni; segue il cerchio in cui è rappresentata la Terra – densamente abitata – con due grandi città; nel terzo sono scolpiti campi coltivati, mandrie e greggi; nel quarto scene di vita pastorale; nell’ultimo cerchio è rappresentato l’Oceano che circonda tutta la Terra. Ai Romani si deve invece lo sviluppo di una cartografia che prevedeva, per così dire, vere e proprie ‘specializzazioni’: anzitutto le carte (formae) elaborate su bronzo o marmo, che riportavano le misurazioni dei campi eseguite dagli esperti del tempo (mensores) per definire i confini delle nuove città o per delimitare gli appezzamenti di terra da assegnare a coloni e veterani. Poi c’erano gli itineraria, che potevano essere dipinti (picta) o scritti (adnotata); con disegni e figure i primi, con informazioni scritte i secondi. Gli itineraria sono nati come strumenti per le campagne militari; indicavano le distanze, la qualità delle strade e le possibili difficoltà morfologiche. Contenevano anche informazioni sulle stazioni di sosta (mansiones) e di ristoro (tabernae).

Procedendo nel tempo, si arriva al Medioevo con la diffusione di carte geografiche definite a ‘T-O’, vale a dire carte circolari ed ecumeniche, cioè comprendenti l’intero ecumene, tutto il mondo alloraconosciuto. Notevoli anche le carte islamiche, specie nell’opera del marocchino Al-Idrisi, al quale si deve un mappamondo disegnato su incarico del re di Sicilia Ruggero II d’Altavilla (1130-1154). Si tratta di una tavola incisa su lastra d’argento; rispetto alla tradizione occidentale il Nord è posto in basso e quindi il disegno risulta capovolto. In epoca di poco successiva seguono i portolani e le carte nautiche;

i primi contemplavano in forma scritta quello che le carte comunicano per mezzo di disegni. Con l’età moderna, arriva il momento dei grandi atlanti. Il primo atlante moderno è generalmente ritenuto quello pubblicato ad Anversa nel 1570 da Abramo Ortelio: TheatrumOrbisTerrarum; composto da ben 107 carte, viene quasi subito tradotto in molte lingue europee. Il nome ‘atlante’ si deve a Gerardo Mercatore (1512-1594). Con la cartografia moderna – grosso modo, dal Settecento in poi – i mezzi di rilevamento per mezzo di appositi strumenti si fanno sempre più precisi e le iniziative editoriali si moltiplicano: carte fisiche, politiche, corografiche e topografiche sempre più dettagliate, sino ad arrivare al GPS (GlobalPositioning System) metodo di rilevazione che ha cambiato la vita di molti. Quasi sicuramente non saranno poche le sorprese che ci potrà riserbare il futuro oramai prossimo.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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