L’arte della filigrana

Un interprete inarrivabile di fama universale, nell’arte del cesello e dell’incisione, è stato il fiorentino Benvenuto Cellini (1500-1571). Artista che ha voluto cimentarsi anche nella lavorazione della filigrana, solo all’apparenza giudicata ‘arte minore’. Queste le sue considerazioni: ‘Il modo di lavorare di filo è arte molto bella; se bene io non feci molte opere io ne feci alcuna, e quando ell’è ben fatta e ben intesa, l’apparisce tanto piacevole all’occhio dell’uomo, quanto all’arte che si facci in fra le oreficerie’. In Italia la lavorazione della filigrana è già presente nell’oreficeria etrusca con stupende opere in granuli, mentre nell’oreficeria romana imperiale troviamo i primi gioielli ottenuti esclusivamente in filigrana a giorno, con l’esclusione della lamina di base. In seguito, vengono prodotti nuovi capolavori prima dai popoli del nord Europa (quelli definiti impropriamente barbari) e dai bizantini in seguito. Con il ritorno dei crociati dalle guerre di religione in medio oriente, la filigrana approda a Genova e Venezia. Seguono anni di sperimentazione e diffusione delle tecniche di lavorazione che avranno una consacrazione definitiva in Liguria, fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Migliaia di famiglie si impegnano nella produzione di oggetti in filigrana e i Genovesi in particolare si rivelano fra i migliori interpreti di quest’arte artigianale. Nell’oreficeria, la filigrana indica leggeri e finissimi lavori che imitano l’arabesco, composti con sottilissimi fili d’oro o d’argento, che danno vita a una infinita gamma di oggetti presentati sotto diverse forme. Altri centri di lavorazione della filigrana in Italia sono Torino, la Val Sesia, Firenze, Cortina d’Ampezzo, Pescocostanzo e Scanno in Abruzzo, Roma, Napoli, la Sardegna.

A Genova il periodo di maggior produzione si riscontra tra il 1700 ed i primi anni di questo secolo, con botteghe artigiane che arrivano ad impiegare sino a 200 dipendenti e producono lavori su commissione per diverse aree del mondo, tra le quali, in preminenza, le Americhe e l’Australia. La produzione ligure, che nel ‘700 si richiama molto allo stile orientale, seguita da una notevole esportazione nelle terre del levante, continua anche nel secolo successivo e si estende nell’800 agli ornamenti del costume popolare, in particolare quelli tipici della gente di Liguria e Sardegna. Di fatto, l’attività dei filigranisti di Genova si confonde, sino alla metà del secolo scorso, con quella degli orafi e degli argentieri, denominati in dialetto genovese fravegni, e molti degli autori – alcuni di notevole bravura – rimangono nell’anonimato proprio per la continua sovrapposizione delle specializzazioni. Alcuni di questi artigiani, attivi a Genova dalla metà dell’800 ai primi di questo secolo, hanno lasciato traccia di sé con le loro opere: Pisano, Barabino, Sommariva, Grasso ed altri ancora. Di fatto, l’arte della filigrana è giunta sino a noi senza subire grossi cambiamenti tecnici, dal momento che i due elementi fondamentali della lavorazione sono ancora oggi il filo ritorto e i granuli. Spesso, soprattutto nei secoli passati, la sua funzione principale è stata quella di decorare e rifinire gioielli, permettendo l’applicazione di pietre dure e pasta vitrea.

In Italia oggi l’unico centro di produzione di rilievo si trova a Campo Ligure, dove verso la fine del XIX secolo (1884) sono nate le prime ‘botteghe’, grazie agli artigiani Antonio Olivieri, già legato alla bottega genovese dei Grasso, e Michele Bottaro. Oggi a Campo Ligure sono in attività oltre venti laboratori di filigrana, che hanno saputo fondere in modo mirabile le tecnologie attuali e le tradizioni di un tempo, mantenendo la bellezza originaria della lavorazione artigianale. Logico quindi trovare proprio a Campo Ligure (nell’entroterra genovese) un museo dedicato a quest’arte: il Civico Museo della Filigrana ‘Pietro Carlo Bosio’. Nelle sale del museo – che è anche centro di Documentazione sulla Filigrana – sono raccolti gli strumenti che servono alla preparazione del filogranato. Sono gli antichi attrezzi (dal XVIII al XX secolo) che affiancavano i processi di fusione, saldatura, torcitura, di facile impiego anche per i garzoni di bottega più giovani: gli apprendisti. Il museo comprende oggetti dei diversi continenti e una sezione speciale è dedicata all’Italia e all’Europa, quindi a oggetti prodotti in altri paesi: India, Cina, Africa, America del sud eccetera. Vi sono infine video esplicativi e cataloghi multimediali a disposizione dei visitatori. La filigrana, come arte, si è prestata nel tempo alla realizzazione di oggetti di notevole valore artistico: monili, collane, bracciali, decorazione di armi, cinture e lamine pettorali. Quello che bravi artigiani hanno saputo creare per la vanità femminile e il desiderio di preziosità degli uomini.

del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

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