
Potrei esordire dicendo che in confronto alle cascate Vittoria in Africa o a quelle di Iguazù in Sud America, le più piccole cascate dei Laghi di Plitvice, in Croazia, sono un “blittri”, parola onomatopeica e senza senso (come dire:dlin-dlin o blin-blin) coniata niente meno che da Giacomo Leopardi per indicare una “cosa da nulla, un’inezia”.
Ma non sarebbe un giudizio equo nei confronti di una delle aree geografiche più strane e affascinanti del nostro pianeta; un luogo lungo il quale camminare rappresenta un’esperienza unica, di totale contatto con la natura.
Valli incantate

Così mi sono sembrate quando le ho visitate per la prima volta. La Croazia era ancora uno stato confederato della Jugoslavia, ma l’area dei laghi, l’8 aprile del 1949, era già stata decretata Parco Nazionale Plitvićka Jezera (parco dei laghi di Plitvice); anzi, questo è stato il primo parco nazionale istituito nella scomparsa Jugoslavia.
Trent’anni dopo (26 ottobre 1979) è poi arrivato il riconoscimento dell’Unesco quale zona considerata patrimonio dell’umanità, un’area da proteggere e conservare nel tempo. Ho visto il Parco prima che venisse ampliato nel 1997 e l’ho rivisto in seguito quando la sua dimensione totale ha raggiunto poco meno di trecento chilometri quadrati.
Ma l’area preziosa dei laghi e delle cascate, quella della mia prima visita intendo, aveva qualcosa di selvaggio, di non regolamentato che, fatalmente, si è perso col tempo. Oggi le cascate dei laghi di Plitvice sono un’attrazione turistica fra le più importanti della Croazia (fa concorrenza alla riviera Dalmata) e per conseguenza una delle più affollate, nel corso delle stagioni.
Vi sono ben otto diversi itinerari: dai due ai diciotto chilometri, facili e meno facili, con uso di battello elettrico e trenino; sempre e comunque seguendo regole comportamentali ben indicate, da rispettare con scrupolo e attenzione.
Caratteristiche del Parco

Il parco si trova a metà strada fra Zagabria, la capitale croata, e la città dalmata di Zara. La zona è prossima al confine con la Bosnia-Erzegovina. I laghi di Plitvice sono sedici in tutto e vengono alimentati dai fiumi Bijela Rijeka e Crna Rijeka (fiume bianco e fiume nero) oltre che da sorgenti sotterranee; i corsi d’acqua sono collegati fra loro da una serie di cascate di varie altezze e dimensioni che alla fine si riversano nel fiume Korana.
La discesa progressiva delle acque segue quindi spazi terrazzati percorsi da numerosi sentieri e da passerelle di legno: un tragitto a pelo d’acqua davvero affascinante; tutt’attorno, ad altezze maggiori, le cime che formano la conca calcarea che contiene i laghi e nella parte inferiore la cascata più alta di VelikiSlap (78 metri).
È stato calcolato che il volume complessivo delle acque di superficie siaggiri intorno ai ventitré milioni di metri cubi, comunque una minima parte se raffrontata all’estensione dell’intero Parco che a sua volta si presenta come un unico e interconnesso sistema lacustre.
Le Alpi Dinariche che ospitano i laghi sono terreni carsici dalle caratteristiche uniche, in quanto soggette all’erosione chimica e meccanica e all’influenza tettonica (faglie, increspature, fenditure, abbassamenti del terremo, eccetera). L’acqua, ricca di anidride carbonica, penetra attraverso le fenditure del substrato carbonatico dissolvendolo e creando tutta una serie di forme carsiche superficiali (campi solcati, doline, vaschette di corrosione, guglie, torri, colonne) e sotterranee (pozzi, grotte, caverne, foibe).
Sono stati censiti oltre cento siti carsici di cui ottantadue pozzi e i rimanenti grotte o caverne. I due pozzi più profondi sono quelli di Čudinka (-203) e quello di Vršić (-154). Luoghi abitati da tempi antichissimi, come testimoniano le ossa dell’orso delle caverne rinvenute in prossimità dei laghi inferiori.
Come nasce il tufo
Un aspetto interessante che viene illustrato visitando il Parco è quello che riguarda la formazione del tufo; un processo che risale a un tempo geologico molto remoto, sviluppatosi in condizioni di clima caldo e umido. L’età delle barriere tufacee viene stimata attorno ai sei-settemila anni, periodo che corrisponde all’ultima glaciazione.
Il tufo è una roccia porosa che nasce dalla sedimentazione del carbonato di calcio disciolto nell’acqua con l’aiuto delle piante, delle alghe e dei muschi; i microcristalli di calcite aderiscono alla materia secreta dalle alghe e dai batteri. Attorno a questi minuscoli cristalli continuerà a cristallizzarsi e a depositarsi il carbonato di calcio contenuto nell’acqua che darà vita alle ben note barriere tufacee.
Ogni barriera ha la propria dinamica di crescita, nel senso che alcune crescono più rapidamente di altre; può quindi succedere che le barriere a valle superino quelle a monte e per conseguenza quest’ultime vengano sommerse dall’acqua, dando origine a un unico lago.
Un esempio, in grande, è l’odierno lago Kozjak che crescendo più rapidamente ai livelli inferiori ha superato, nel corso di quattrocento anni, una cascata alta ben quaranta metri, dando origine ad un unico lago.
Camminare a bordo acqua

Il verde dei boschi, dei prati, dei muschi; il gradevole e sommesso gorgoglio delle acque che scivolano da un lago all’altro verso il piano; le piccole e grandi cascatelle che non incutono timore ma al contrario generano benessere e aiutano a comprendere la ricchezza e la preziosità della natura, sono i preziosi doni per chi viene nel Parco dei Laghi Plitvice.
Magari, se avrà fortuna, potrà arricchire l’esperienza a contatto con la piccola fauna di questa zona privilegiata: granchi e gamberi di torrente, lontre, trote, salamandre nere; tra gli alberi e lungo le rive, il colorato martin pescatore e l’attivissimo merlo acquaiolo. Alla fine, un senso di appagamento fisico e spirituale. Solo la natura sa donare queste sensazioni.
Libertas Dicendi n°375 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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