Graffiti di ieri e di oggi

L’uomo, da sempre, si compiace di riempire con segni, parole, disegni, colori, con graffiti insomma, qualunque spazio gli si presenti sotto il naso. Ne sono prova i muri delle case, specie quelli abbelliti da tinte grigio perla o bianco crema (ma che muro pulito!, il commento lasciato con vernice nera). Non si salvano dalle scritte e dai disegni le metropolitane, i mezzi di trasporto, i monumenti; persino le opere d’arte che di tale affronto farebbero volentieri a meno. Questo vero e proprio bisogno fisico di muovere il braccio su e giù per le pietre pare soddisfi l’io creativo della gente, al di là del messaggio da comunicare. Diamo per prima cosa un’occhiata alle scritte (numerose) risalenti al periodo del regime fascista. I segni incomprensibili del giorno d’oggi erano ancora lontani, ma la fantasia di chi mal sopportava la dittatura volava a briglie sciolte, non di rado correndo qualche rischio. Ecco ad esempio un ‘richiamo’ del regime a beneficio dei pavidi: ‘meglio vivere un giorno da leone che cento anni da pecora’. Una seconda scritta completa l’invito: ‘tanto,è sempre una vita da bestie!’. Curiosa anche l’aggiunta a una targa stradale di Romagna: ‘Via Arnaldo Mussolini’; L’aggiunta speranzosa: ‘…via anche suo fratello’, che naturalmente si chiamava Benito. Ancora: sul muro malandato di un casolare di mezza montagna, tra Emilia e Toscana, in prossimità di una curva davvero pericolosa, l’esortazione perentoria del ‘Partito’: ‘noi tireremo diritto!’. I giovani d’oggi che per sentito dire sanno cos’è stato il fascismo, concludono  allargando il concetto: ‘il fascismo ha tante facce: spacchiamole tutte!’.

Giedion, storico delle civiltà, scrive: ‘l’uomo preistorico non considerava le caverne come un edificio da decorare; segni di figure segrete sono collocati in zone che è estremamente difficile raggiungere. L’uomo preistorico desiderava celare le sue creazioni artistiche piuttosto che metterle in mostra’. Esattamente il contrario di ciò che oggi avviene; le ‘gare’ artistiche, siano esse molto gradevoli negli spazi dedicati da alcune amministrazioni cittadine, o quelle di libero imbrattamento, fanno bella (o brutta) mostra di sé ovunque ci sia uno spazio da aggredire. Ecco allora una piccola ‘antologia’ di ciò che si trova sui muri di città. Un invito consapevole per ovviare al difficile momento dell’economia nazionale: ‘diamo lavoro ai compagni imbianchini’, cui segue un monito generale: ‘consumate di più, vivrete di meno’, per concludere con un augurio ‘internazionale’: ‘merry crisis and a happy new fear’ (buona crisi e una felice paura). Non mancano i graffiti per così dire ‘personali’, come questo di Napoli: ‘esageratamente nn’ammurate ‘e te!’; se poi la dichiarazione d’amore non ha seguito, c’è sempre un motivo di consolazione: ‘io non vivo se non fumo cinque grammi d’erba’. C’è persino il graffitaro filosofo: ‘penso che praticamente sia bella la gente insana di mente’, cui fa seguito un monito interessato: ‘diffida dei libri, leggi sui muri’. Quelli che riempiono i diversi possibili spazi sanno bene che ‘se i graffiti cambiano qualcosa, sono illegali’; tanto vale far sapere a chi leggerà quale sia il loro definitivo messaggio culturale: ‘creiamo distruggendo’.

Leggiamo sull’Antologia Garzanti del 1975: ‘Le scritte sui muri sembrano essere una debolezza degli italiani; le troviamo ovunque: sui banchi di scuola, per le strade, nei musei, nelle case natali dei grandi uomini del passato’. Niente di più vero. Passano gli anni, cambiano le mode, ma le scritte restano; anzi, divengono murales giganteschi. Antonio Gramsci, in ‘Socialismo e Fascismo’, scriveva: ‘Chi può neppure lontanamente pensare di arrabbiarsi per le iscrizioni nei vespasiani?’. Forse riteneva questi luoghi utili per le emergenze, ma non così ‘eleganti’ fino al punto di doverli conservare immacolati; infatti erano zeppi di scritte e disegnini non di rado osceni. Qualcuno, quando i vespasiani facevano parte dell’arredo urbano, lo aveva preso in parola, facendo altresì sfoggio d’erudizione. Questa la scritta: ‘…noli pisciare contra ventum!’. Non è dato sapere se il consiglio sia stato vergato da un marinaio di lungo corso o a seguito di una personale e poco gradevole esperienza personale.

del ‘Columnist’ Federico Formignani | Riproduzione riservata © Latitudeslife.com

Caro lettore,

Latitudes è una testata indipendente, gratis e accessibile a tutti. Ogni giorno produciamo articoli e foto di qualità perché crediamo nel giornalismo come missione. La nostra è una voce libera, ma la scelta di non avere un editore forte cui dare conto comporta che i nostri proventi siano solo quelli della pubblicità, oggi in gravissima crisi. Per questo motivo ti chiediamo di supportarci, con una piccola donazione a partire da 1 euro.

Il tuo gesto ci permetterà di continuare a fare il nostro lavoro con la professionalità che ci ha sempre contraddistinto. E con lo stesso coraggio che ormai da 10 anni ci rende orgogliosi di quello facciamo. Grazie.