
Fra le testimonianze che lo storico e geografo Strabone ci ha lasciato, molte riguardano la vita e i personaggi dell’Impero Romano, specie dell’Alto Impero (27 a.C. – 476 d.C.). Già poco prima che quest’epoca avesse inizio, la vita dei romani potenti non era priva di lussi e comodità: ville di vacanza e riposo nei luoghi naturali più belli (mare, campagna, colline) e dimore sfarzose in città, costruite impiegando un materiale per sua natura splendido e che poche persone si potevano permettere di acquistare, perché molto caro: il marmo bianco delle Alpi Apuane, utilizzato anche per la scultura di statue, altari devozionali,inseriti questi all’interno delle case.
Grandi opere in marmo
La stessa Roma è stata abbellita dall’impiego del marmo apuano per l’edificazione di importanti monumenti: il Pantheon, i templi del Palatino e della Concordia, l’Arco di Claudio, il Foro e la Colonna Traiana; persino un ponte sul fiume Volturno. Col trascorrere dei secoli le montagne di marmo vengono sempre più frequentate da architetti, scultori, che hanno così modo di scegliere i materiali adatti ai loro scopi. Ne 1265 è Nicola Pisano che viene a Carrara per scegliere i marmi con i quali realizzerà il Pulpito del Duomo di Siena.

Nel Quattrocento una corporazione di lavoratori – detta Ars Marmoris – si occupa degli scavi, della lavorazione e del commercio dei marmi e con gli anni aumentano le visite di artisti famosi (Michelangelo, ad esempio) e si aprono in loco le prime botteghe di scultori, tra i quali l’iberico Bartolomé Ordoñez. Botteghe formate da personale specializzato nelle diverse lavorazioni: scultori, scalpellini, lucidatori; tutti guidati dal maestro, dall’artista. Questa lunga fase di lavorazione artigianale è notevolmente diminuita con l’inizio del XX secolo, anche per l’introduzione di macchinari per la lavorazione del marmo e la conseguente minore richiesta di manodopera.
Cave di Carrara
Duemila anni di storia di escavazione del marmo hanno visto numerosi, logici cambiamenti nelle varie fasi di estrazione e lavorazione. Al tempo dei romani si staccavano le bancate di marmo per frattura; nel 1570, nelle cave di Carrara, viene usata per la prima volta la polvere pirica per le mine, sistema questo più rapido, economico, ma con alcuni effetti negativi: formazione di pericolose fenditure nella montagna e aumento progressivo di detriti. Nel XIX secolo si passa a metodi sempre basati sulle mine, ma più potenti, col risultato di aumentare il volume degli spettacolari distacchi (detti varate)a loro voltacausa di maggiori sprechi e di effetti dannosi sull’ambiente.

Nel 1895 viene sperimentato il filo elicoidale che evita la frantumazione dei blocchi, riduce la quantità di detriti e facilita la riquadratura dei massi, ma a partire dal 1910 l’uso dell’energia elettrica facilita notevolmente ogni tipo di operazione, compreso l’impiego del filo diamantato, comparso questo negli anni Settanta del Novecento, insieme alle tecniche di movimentazione dei blocchi per mezzo di argani elettrici. Oggi la tecnologia nelle cave è d’avanguardia: si utilizzano telai monolama a diamante, pale meccaniche, macchine operatrici multiuso, macchine perforatrici.
Lontanissimi quindi i tempi nei quali il trasporto dei blocchi di marmo veniva effettuato con l’uso di carri trainati da buoi per essere poi trasferiti sulle imbarcazioni: al tempo dei Romani, queste partivano da Luni; a datare dal 1921, dal nuovo porto di Marina di Carrara. Quello che è certo, è che la storia dell’arte italiana è da secoli ancorata ai bellissimi marmi delle Alpi Apuane; ne sono prova i molti edifici abbelliti da decorazioni architettoniche in marmo. Sono sparsi in tutta Italia, naturalmente, ma nella sola Toscana troviamo: il Duomo, il Battistero, il Campanile di Giotto, le basiliche di Santa Croce e Santa Maria Novella di Firenze; il Duomo di Siena, la Collegiata di Empoli, la Cattedrale e il Battistero di Pisa.
Per chi viene in Versilia, oggi, è vasta la scelta per le proprie vacanze in una delle molte e celebrate località marine: l’esclusiva Forte dei Marmi, Viareggio, le Marine di Camaiore e di Pietrasanta; salendo verso nord, spiagge meno famose (Montignoso, le Marine dei Ronchi, di Massa, di Carrara) dalle quali l’occhio spazia sempre sul Tirreno ma, con minimo sforzo, anche sulle vicine e per certi versi misteriose vette delle Alpi Apuane, delle Montagne del Marmo. Qui c’è un tipo di turismo diverso: trekking lungo i sentieri a ridosso delle cave, passando per i luoghi che a tale attività sono legati: Bergiola, Torano, Bedizzano, Gragnana e Colonnata, che alla notorietà derivatale dal prezioso marmo abbina la produzione secolare ed esclusiva di un golosissimo e famoso lardo.
Libertas Dicendi n°297 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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