Viaggi e Viaggiatori – Avventure nel Tempo

Per parlare delle curiosità della storia riferita ai grandi viaggi e alle grandi scoperte, partiamo alla larga!
Ogni zona della terra ha avuto i suoi primi avventurosi visitatori, ma se ci viene in mente, più che una scoperta, una migrazione che deve essere stata epocale, tale da segnare in concreto la distribuzione della popolazione nel mondo, ecco che si può cominciare con l’Era Glaciale risalente a circa 15000 anni fa.
Una delle prime ipotesi di viaggio attraverso le terre e i continenti riguarda infatti la migrazione storica di popolazioni asiatiche dalla Siberia all’Alaska e al Canada, attraverso lo stretto di Bering, prossimo al Polo Nord.
Migrazione non quantificabile come numero di persone coinvolte e nemmeno come durata nel tempo (forse secoli); dai territori del nord America queste tribù, non esclusi gli animali, avrebbero progressivamente popolato entrambe le Americhe.
Viaggi prima dell’anno Mille

Testimonianze che vanno prese con le molle, si capisce, come quella che si riferisce al IV secolo a.C., certificata da due fatti: nel 1658 a Bourne (località della Baia di Cape Cod, Massachusetts) e nel 1872 lungo la costa atlantica dell’attuale stato di Paraiba (Brasile), sono state rivenute due stele poi andate perdute (ma l’iscrizione di quella di Paraiba è stata copiata) che avrebbero ricordato come alcuni marinai Fenici, guidati dal capo Mat’aštart, siano naufragati sulla costa brasiliana a seguito di una tempesta.
Il capo fenicio, nel documento trascritto, diceva di prendere possesso di quelle terre. Passando all’Epoca Romana (Impero Romano, 27 a.C. – 476 d.C.) troviamo credenze abbastanza diffuse che raccontano come i Romani, che erano padroni del mondo allora conosciuto, si siano spinti con i loro navigli – specie nel periodo del massimo fulgore dell’Impero – anche verso territori molto lontani dell’Asia (Persia e Cina) e forse, delle Americhe.
In alcuni dei molti mosaici romani rinvenuti sono infatti raffigurati degli ananas, frutto allora sconosciuto nel bacino del Mediterraneo; va detto che i Romani erano comunque degli ottimi navigatori. Passando all’Anno 499 d.C.,scopriamo che una terra chiamata Fusang (FúSāng) è stata descritta dal missionario buddhista Hui Shen all’imperetore della Cina.
Una terra situata a 20.000 Lǐ cinesi (il Lĭ è misura paragonabile al miglio marino) a est del grande paese asiatico. Diversi studiosi hanno ritenuto di collocare la terra di Fusang nel Buriat (Siberia), nelle isole Sakhalin o Curili (Giappone) oppure in Kamčatka; per molti, addirittura nella California americana, ipotesi che col tempo è stata abbandonata. Ciò non toglie che le fonti cinesi abbiano usato il nome Fusang per descrivere altri luoghi non ben identificati.
Viaggi dall’anno Mille in poi

Ai nostri giorni si tende a dare per scontato che i Vichinghi, famosi e audaci navigatori che hanno dominato i mari per lunghi periodi della storia europea, abbiano raggiunto l’America prima di Cristoforo Colombo, forse intorno all’anno 1000.Va detto che l’Epoca Vichinga viene comunemente collocata tra gli Anni 793–1096d.C..
Ad ogni modo, quegli stessi coloni arrivati in Groenlandia avrebbero progettato nuovi viaggi nelle terre vicine, perché l’isola era disabitata. Dalla costa nord occidentale della grande isola avrebbero raggiunto l’odierno Labrador e l’isola di Terranova.
In alcuni passi della saga di Erik il Rosso, si ricorda un suo viaggio in una regione d’oltre oceano chiamata Vinland, abitata dal popolo degli Skræling; le descrizioni delle fattezze e dei costumi di queste genti avrebbero una certa somiglianza con quelle fatte successivamente dai primi frequentatori dei territori americani raggiunti da Colombo e da altri navigatori.
A conferma delle ipotesi di scoperta dei navigatori Vichinghi, rimane il sito di Anse aux Meadows, identificato nell’anno 1961 sulla punta nord dell’isola canadese di Terranova.
Le tombe Vichinghe del luogo accertano come i Vichinghi siano giunti sulle coste occidentali dell’odierno Canada, oltre che in Groenlandia. Passando al X secolo d.C. si fa risalire la scoperta delle isole Azzorre da parte dei Portoghesi e quella della Groenlandia per merito di coloni islandesi, probabilmente diretti discendenti dei Vichinghi.
Entrambi i viaggi dei navigatori dei due paesi risalirebbero all’inizio di questo secolo. Arriviamo all’Anno 1170; questa per l’Inghilterra è l’Età Elisabettiana (1558-1603), il periodo storico durante il quale è salita al trono Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e della sua seconda moglie, Anna Bolena.
Risale a questa epoca la testimonianza di alcuni scrittori che hanno indicato il 1170 come l’anno in cui il principe Madoc Gwynned avrebbe raggiunto e in parte colonizzato un territorio in seguito chiamato America.
Affermazioni queste suffragate dalle scoperte fatte intorno al Seicento da alcuni esploratori inglesi, fra i quali Morgan Jones e Peter Wynne, che avrebbero riscontrato presso alcune tribù pellirosse una lingua straordinariamente simile al gaelico.
Ecco ora entrare in scena anche i Navigatori Arabi, che negli Anni 1178-1125 d.C., secondo cronisti e geografi cinesi di quel periodo, avrebbero raggiunto un territorio posto all’estremo occidente, chiamato Mu-Lan-Pi.
Una terra particolare, dove cresceva un grano dalle dimensioni enormi (il mais) e dei meloni giganteschi (le zucche). Parlando di arabi che vivevano presumibilmente in Medio Oriente, gli autori cinesi avrebbero ritenuto che i territori raggiunti potessero essere quelli spagnoli, ma gli scritti che riferiscono di questo viaggio verso occidente parlano anche di una durata di oltre cento giorni, decisamente troppi per attraversare il Mar Mediterraneo.
Colombo e l’America. Nel 1492 o prima ancora?

Non muterebbe la sostanza della scoperta che ha cambiato il mondo, perché da quel 12 ottobre in poi si sarebbe saputo per certo che c’erano altre terre al di là dell’Atlantico. Ma è interessante ricordare che le voci di un arrivo di Colombo in America prima di quella data, sono diverse e tutte degne, se non altro, di una possibile riflessione.
Il navigatore turco Piri Reìs, ad esempio, nei primi anni del 1500 ha disegnato una mappa del mondo allora conosciuto includendo anche la porzione americana; in questa mappa viene indicato che la zona delle Antille era stata scoperta nell’anno 896 del calendario islamico, data che corrisponde all’anno 1490-1491 dell’era cristiana; un anno, quasi due, prima della data ufficiale della scoperta dell’America. Lo stesso Reìs dichiarava infine che nel disegnare la sua carta si era riferito alle mappe usate da Colombo.

Degna d’attenzione è infine la testimonianza del giornalista italiano Ruggero Marino, autore di molte opere e studi sul personaggio Cristoforo Colombo. Marino sostiene che la scoperta dell’America da parte di Colombo sarebbe avvenuta alcuni anni prima, vale a dire nel 1485, basandosi sul fatto che la rotta del viaggio del 1492 avrebbe ricalcato quella di un viaggio precedente, proprio per la sicurezza ostentata dal navigatore genovese nel dare assicurazione al suo equipaggio – stanco e sfiduciato per i molti giorni di mare – che entro tre giorni avrebbero toccato terra.
Un secondo indizio, ricordato dallo scrittore: la scritta che figura sulla tomba di papa Innocenzo VIII: “…durante il suo regno la scoperta di un Nuovo Mondo”. La data della morte del papa è il 25 luglio del 1492, pochi giorni prima della partenza ufficiale da Palos.
Nulla toglie che l’autore dell’iscrizione si sia riferito al semplice anno solare in cui il papa visse, appunto il 1492. Congetture queste che aumentano il fascino di un’avventura tra le più famose della storia.
Libertas Dicendi n°340 del ‘Columnist’ Federico Formignani |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
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